In merito al paradosso dell’individuo

Chi ha una definizione individuale nel proprio disegno è nato per avere un impatto mutativo sulle altre persone mediante l’espressione della propria unicità. Un impatto che esercita, nel momento in cui è in grado di spiegare chi è e cosa lo rende unico e differente da tutti gli altri. E quello è il momento in cui l’individuo è in grado di trovare il proprio posto nel mondo. Si può quindi affermare che per l’individuo la relazione con le altre persone riveste un ruolo fondamentale.

Ma, se da un lato l’individuo ha bisogno di relazionarsi con gli altri, esercitando il proprio impatto mutativo su di loro, dall’altro non è designato per essere influenzato, ovvero nessuno può mettere bocca in merito a come intende vivere la propria vita, svolgere la propria attività, trascorrere il proprio tempo e così via. Nel subire l’influenza degli altri, infatti, l’individuo finisce con il perdere la rotta inerente alla propria direzione individuale. Ovvero finisce con l’essere come gli altri si aspettano che lui sia, o comunque si ritrova a smussare almeno in parte ciò che lo rende diverso da loro. E, così facendo, il suo potenziale per la mutazione rimane sfortunatamente inespresso.

Come può quindi l’individuo relazionarsi con gli altri senza che questi lo influenzino a loro volta? In primis, bisogna che l’individuo porti la propria consapevolezza a ciò che davvero risuona con il proprio essere, fidandosi della propria intuizione in tal senso. In secondo luogo, è vitale per l’individuo portare il proprio focus nel qui ed ora, al fine di sentire se il momento è quello giusto per lui per aprirsi al rapporto con gli altri oppure no. Questa è la strada da percorrere per sintonizzarsi con il proprio processo individuale e, così facendo, realizzare il proprio potenziale portando la propria mutazione nel mondo.