In merito all'essere gentili

Qual è il punto di equilibrio fra l'essere gentili con gli altri e il non esserlo?

Quando troviamo sulla nostra strada una persona che ci tratta male o che comunque sembra mancarci di rispetto, possiamo agire in 3 modi diversi:

  1. Reagiamo istintivamente e ci rivolgiamo a tale persona in malo modo, ripagandola pertanto con la stessa moneta;
  2. Non reagiamo, anzi non desideriamo contrariare quella persona e cerchiamo invece di capire perché si è posta in quel modo verso di noi;
  3. Né reagiamo ripagandola con la stessa moneta e nemmeno cerchiamo di capire la motivazione che ha spinto tale persona ad agire in così malo modo verso di noi, bensì scegliamo di ribadire assertivamente il nostro punto di vista e/o la nostra posizione, dicendo sì a noi stessi, anche quando ciò significa dire no all'altra persona.

In sostanza, esiste un punto di equilibrio fra l'essere gentili, fino al punto di essere estremamente accondiscendenti per non contrariare gli altri, e l'essere sgradevoli ed incapaci di tatto nei riguardi di qualcuno. E tale punto di equilibrio è dato dall'amore per noi stessi, in quanto è solo quando amiamo noi stessi che siamo in grado di sentire se e quando una persona non ci tratta come meritiamo e soprattutto siamo in grado di mettere dei "paletti" che stabiliscano il limite oltre il quale a nessuno è consentito di andare.

Secondo lo Human Design, il cercare di essere sempre carini, gentili, accondiscendenti fino al punto di non agitare le acque, pur di evitare un conflitto con gli altri, è una tipica strategia adattiva, legata al fatto di avere nella propria carta il Centro del Plesso Solare (chiamato anche Centro Emozionale) indefinito e viene elaborata dalla nostra mente sin dalla più tenera età per rifuggire dalla sofferenza emotiva, data dal fatto che i sentimenti e le emozioni provate risultano amplificate rispetto alla loro reale portata. Se poi anche il Centro dell'Ego risulta indefinito, c'è sempre la sensazione di dover provare agli altri il proprio valore e si è quindi disposti a tutto pur di farsi accettare.

Posso dirvi ad esempio che nella mia carta questo centro risulta indefinito, mentre mio fratello e mio padre sono emozionalmente definiti (ed effettivamente all'incirca metà della popolazione è emozionalmente definita mentre l'altra metà non lo è). Ebbene, ogni volta che mio padre e/o mio fratello si arrabbiavano con me, la rabbia che entrava dentro di me era amplificata, al punto tale che ho imparato ben presto a ritirarmi dal confronto con loro per starmene per conto mio ed essere lasciata in pace per potermi sfogare piangendo a dirotto. Ecco perché, crescendo, ho imparato ad essere sempre gentile e carina con tutti, o almeno a fare del mio meglio per esserlo.

Avendo poi anche il Centro dell'Ego indefinito, mi sono ritrovata ad accettare praticamente qualunque condizione mi venisse posta dagli altri, soprattutto in ambito lavorativo, pur di mostrare loro ciò che ero capace di fare.

Solo recentemente, in concomitanza con il mio viaggio nello Human Design, ho cominciato a vedere che in realtà non sono qui per dimostrare niente a nessuno, anzi sono qui semplicemente per dire sì a me stessa, a ciò che mi fa star bene, a ciò che mi fa sentire viva, portandomi a fare un passo successivo nell'esplorazione delle mie potenzialità.

Mi sono inoltre resa conto che la mia accondiscendenza verso gli altri era davvero eccessiva e che l'essere troppo buona aveva come unico risultato un grande senso di frustrazione.

Ho dunque cominciato a prendere coscienza del fatto che era necessario stabilire dei "paletti" in base a cosa sentivo corretto per me accettare dagli altri e cosa invece no.